Ogni investitore economico che si rispetti o chiunque lavori nell’ambito della compravendita di metalli preziosi deve sapere, e sapere molto bene, come viene determinato il valore dell’oro. Questo tipo di valutazione ha molti caratteri di complessità che altri beni trattati nelle borse finanziarie di tutto il mondo non hanno come le monete, le azioni, i titoli e i derivati.
In ogni caso l’oro continua a rappresentare un bene rifugio per molti investitori in periodi di crisi poiché generalmente il suo prezzo è molto stabile e non soggetto a significative oscillazioni.
Anche se ciò è vero nel lungo periodo il prezzo è comunque molto correlato all’offerta e dunque le attività estrattifere sono sempre molto centellinate perché le fluttuazioni siano tenute sotto preventivo controllo.
Ai nostri giorni la procedura con la quale viene quotidianamente fissato il prezzo dell’oro non è molto dissimile a quella di inizio ‘900: l’associazione dei maggiori produttori, la “market association” la London Bullion Market Associaton (LBMA), determina giornalmente il prezzo al quale tutto il mercato mondiale deve adeguarsi.
Questo gruppo, di stanza a Londra, si riunisce la mattina alle 10,30 e nel primo pomeriggio alla 15,00, concorda il prezzo e dunque ne determina il valore ufficiale.
I principali componenti del “market association” sono tutti istituti di credito internazionali quali Deutsche Bank, HSBC Bank, Barclays Bank, The Bank of Nova Scotia Mocatta e Société Générale.
Ogni giorno sono valutate 670 tonnellate del prezioso metallo (solo oro puro 999) e broker strettamente selezionati e autorizzati verificano la quantità di oro estratta dalle miniere indicando la denominazione “Good Delivery” per quella parte superiore al valore standard definito.
La quotazione dell’oro, denominata fixing, segue la seguente procedura: il prezzo di ingresso sul mercato in dollari statunitensi è annunciato dal Chairman che è il rappresentante, per quel giorno, di una delle banche. Rispetto a quel valore ogni “associato” indica se si pone quale venditore o offerente (oppure non è interessato al brokeraggio). Il processo continua fintantoché si equiparano domanda e offerta fissando, al valore correlato, il prezzo del giorno. Una vera e propria asta.
Negli ultimi anni a Londra, che resta il mercato più importante, si sono affiancate altre borse quali quella di Hong Kong, Zurigo, Singapore, Tokio e New York e ciò consente al mercato di poter agire nell’intero arco delle ventiquattrore. Nei primi mercati vendono scambiati contratti Forword invece in quello di New York quelli chiamati Futures.
L’elemento che maggiormente può influenzare il prezzo dell’oro è certamente dato dalle politiche economiche dei paesi più ricchi. Più specificatamente le decisioni, e molto spesso le sole dichiarazioni di intenti, delle banche nazionali.
Famoso resta il drastico calo registrato dopo le affermazioni (solo dichiarazioni appunto) nel 2013 di Bernanke, capo della Federal Reserve, la banca centrale USA.
Fino a qualche anno fa ci si era abituati ad una correlazione negativa esistente tra il prezzo del dollaro e quello dell’oro: in particolare quando il valore del dollaro sulle borse mondiali calava si assisteva ad un rialzo di quello dell’oro. Adesso però le cose stanno diversamente. Infatti è molto frequente negli scambi finanziari a livello globale assistere ad un rialzo dell’oro sia quando il dollaro è in rialzo che quando in calo. In realtà la correlazione che mantiene una validità statistica è presente tra i tassi di interesse reali americani e il prezzo dell’oro.
Infatti quando la Federal Reserve, attraverso misure specifiche, produce una riduzione dei tassi reali si verifica un aumento degli investitori in oro, e dunque un aumento del suo prezzo. Ciò in quanto tassi molto bassi indicano un forte pericolo di inflazione e dunque l’oro viene acquisto quale bene rifugio. Inoltre perché tassi di interesse molto bassi rendono gli investimenti correlati meno profittevoli e dunque la redditività della borsa dei metalli preziosi ne guadagna comparativamente in appeal.
Allo stesso modo il prezzo dell’oro risulta molto sensibile alle quotazioni del petrolio, l’oro nero. Generalmente si prospetta una fortissima correlazione positiva che vede, all’aumentare del prezzo del greggio, un conseguente e subitaneo rialzo del valore finanziario dell’oro.
Diversamente, molto spesso, si assiste a rialzi dell’oro quando la crescita dei paesi emergenti risulta più bassa delle ottimistiche stime che normalmente avvolgono queste economie galoppanti. Ciò deriva dai frequenti sconvolgimenti politici in atto in quei paesi che, se da una parte rappresentano un prato verde per gli investimenti, e dunque per la crescita, sono altresì anche terre di conquista nelle quali i rapporti di forza politici ed economici non hanno finora trovato stabilità politica e una regolamentazione propria di istituzioni statuali robuste.
Anche nella vecchia Europa però stime di crescita sovrastimate o addirittura scenari deflazionistici rappresentano dei sostanziali freni al rialzo del prezzo dell’oro. Se è vero da una parte che i momenti di crisi come quelli che sta vivendo il vecchio continente possono essere congiunture positive per il valore dell’oro, allo stesso tempo le misure di controbilanciamento della Banca Centrale Europea (BCE) pongono fortissimi argini alle fluttuazioni agendo sulla leva dei tassi e rendendo meno remunerativo questo tipo di investimento.