Alla luce dell’attuale crisi economica è divenuta un’esigenza abbastanza comune quella di trovare un rimedio, possibilmente immediato, alla mancanza di liquidità necessaria per fronteggiare piccoli e grandi problemi della quotidianità, come il pagamento delle bollette, del mutuo, e così via.
Allo scopo, non pochi hanno seguito la strada di provare a monetizzare vendendo i propri oggetti in oro. Pur essendo doverosa ammissione quella di ritenere che, paradossalmente, la crisi ha fatto la fortuna di moltissimi compro oro, in maniera altrettanto obiettiva bisogna riconoscere che questo tipo di esercizi commerciali ha rappresentato per molti una vera ancora di salvataggio. Il silenzio al riguardo delle istituzioni e la quasi totale indifferenza del settore bancario hanno fatto il resto: i negozi compro oro si sono ritrovati a svolgere, in molte situazioni, il ruolo di vero ed unico “ammortizzatore sociale” per molti soggetti in difficoltà.
Tuttavia se la decisione di portare a vendere gli oggetti in oro usati è apparsa per tanti necessaria, ciò non significa che bisogna per forza “svendere” qualcosa a cui si è, comunque, legati per tanti motivi. È bene insomma essere informati su come funziona il mercato dell’oro usato da vendere e, soprattutto, conoscere in anticipo alcuni procedimenti seguiti dai tanti negozi compro oro per la valutazione dei preziosi usati.
Innanzitutto è bene sapere quale sia la quotazione dell’oro nel momento in cui si decide di venderlo. La quotazione, difatti, che è la stessa in tutto il mondo in un preciso momento, cambia ogni giorno in base alle fluttuazioni del mercato: informazioni al riguardo si hanno consultando siti on line specializzati.
In generale, comunque, il valore dell’oro dipende dai carati, nel senso che l’oro più puro è quello con la caratura maggiore: il riferimento in valore più alto è quello dell’oro 24 carati e, per riconoscerlo, bisogna assicurarsi che vi sia, sulla sua superficie, un piccolo rombo con dei numeri scritti al suo interno, cioè 999. Allo stesso modo è possibile riconoscere le altre carature: un rombo con i numeri 750 al suo interno sta ad indicare l’oro 18 carati, uno con i numeri 585 quello 14 carati. Naturalmente ad ogni caratura corrisponderà una diversa quotazione.
La conoscenza della quotazione e, quindi, del prezzo dell’oro consente, fondamentalmente, di conoscere in anticipo, e con un buon grado di approssimazione, quanto esso verrà valutato in negozio. Pesando poi, con una semplice bilancia, l’oro che ci si appresta a portare in un negozio si ha a disposizione un ulteriore elemento per sapere quanto si ricaverà dalla vendita (sarà sufficiente moltiplicare fra loro i 2 valori, cioè il prezzo dell’oro ed il suo peso).
Queste indicazioni preliminari sono importanti in quanto consentono ad ognuno di effettuare un confronto fra le proprie informazioni e le valutazioni che verranno fatte dal personale addetto del negozio. Qui i preziosi verranno, difatti, innanzitutto pesati: conseguentemente si avrà l’opportunità di verificare che non vi siano errori durante le operazioni di pesatura. In particolare, riguardo a queste ultime, è bene che esse non avvengano in un retrobottega o, comunque, lontano dagli occhi del venditore. Si sappia, infine, che prima di procedere alla pesatura le eventuali pietre incastonate verranno tolte, giustamente, da ogni prezioso: d’altronde anche per chi vende è meglio conoscere il peso reale del solo oro piuttosto che affidarsi ad una sottrazione “stimata” del peso di queste pietre da parte dell’addetto del negozio.
Quest’ultimo, poi, effettuerà altre operazioni alle quali è bene che il venditore ponga molta attenzione. Ad esempio, esiste una procedura assai delicata per verificare se i gioielli siano effettivamente d’oro. In pratica, il prezioso verrà sfregato contro un particolare tipo di pietra che non rovina né graffia l’oro, detta pietra di paragone. Su quest’ultima, che al contatto con l’oro assumerà una colorazione rossiccia, verranno versate delle gocce di acido: se la macchia rossa rimane l’oggetto è d’oro, se sparisce non lo è. In questa fase il venditore deve assicurarsi che l’operazione non venga fatta in modo maldestro. Il gioiello non deve per nessun motivo venire a contatto con l’acido, mentre l’operazione di sfregatura va fatta esclusivamente con l’ausilio della pietra di paragone e di nessun altro oggetto: diversamente, e in entrambi i casi, il prezioso in esame è irrimediabilmente rovinato.
Comunque, posta la dovuta attenzione il venditore e la dovuta accortezza (ed onestà) il negozio acquirente, la trattativa (perché di questo si tratta) si può concludere positivamente e, soprattutto, chi vende il proprio oro usato ottiene lo scopo che si era prefissato, cioè monetizzare.